La Storia

Il Monastero

Alla fine del 1200 per volontà di Enrico Uccellis detto Uccellutto sorge un monastero femminile dell’ordine di San Francesco e Santa Chiara, con annessa una piccola Chiesa consacrata nel 1306.

OCCELLUS DE OCCELLIS FUNDATOR 1294

Enrico muore nel 1313 e viene sepolto per sua volontà nella chiesa di Santa Chiara. Oggi è ancora visibile una lapide nel pavimento con la scritta OCCELLUS DE OCCELLIS FUNDATOR 1294.

Nel 1400, un discendente di Enrico, Ludovico Uccellis, celibe e privo di discendenza, si preoccupa di perpetuare comunque il nome della casata. Nel suo testamento stabilisce che, nel caso di estinzione di tutte e due le linee mascoline, la casa di abitazione degli Uccellis dovrà diventare un collegio femminile dedicato alla Vergine, dove educare cinque “donzelle”, dai sette anni fino all’età da marito, quando sarà loro elargita una dote.

Nel frattempo, nel Monastero di Santa Chiara, le Clarisse protestano per la norma del 1563 del Concilio di Trento che vuole imporre una clausura rigida, che concede di vedere i familiari solo in parlatoio dietro una grata. Dopo aver accettato di non potersi esimere dall’obbedienza alla regola, le Clarisse udinesi si impegnarono in un dibattito religioso alla ricerca di una diversa spiritualità e di libertà di pensiero, pur restando all’interno del chiostro. Contemporaneamente, Santa Chiara svolge anche un ruolo educativo per i giovani. Le educande, che devono avere dai 7 ai 25 anni, devono vivere anch’esse in clausura. In primo piano viene posta l’istruzione religiosa, in secondo piano l’esercizio dei lavori di cucito. Sono principi che vengono seguiti fino nel Settecento.

Nel 1685 si estinguono entrambe le linee mascoline della famiglia, e si deve dare così attuazione alle ultime volontà di Ludovico Uccellis. Non figurando più nel lascito la casa di via Mercatovecchio, indicata nel suo testamento come sede del collegio, si decide di collocare provvisoriamente le giovani presso la casa della matrona. Dal 1690 in poi, per contenere i costi, le donzelle vengono ospitate in diverse sedi, fino ad abbandonare del tutto la soluzione della sistemazione esterna e lasciare le giovani nelle proprie case.

Nel 1738 le educande vengono collocate in un altro monastero di terziarie, le Agostiniane di Sant’Agostino presso il Largo delle Grazie, la cui superiora è nominata matrona. Sembra che finalmente sia possibile realizzare le volontà di Ludovico Uccellis: viene redatto un nuovo regolamento che sottolinea i fini educativi dell’istituzione e fissa criteri di scelta, quote da versare al monastero di Sant’Agostino, tempi di pagamento della dote. La collocazione presso le Agostiniane ha importanti conseguenze pratiche, in quanto nel 1738 l’elargizione della dote viene allargata anche alle giovani che intendono diventare monache, perché la scelta del chiostro può essere considerata come un matrimonio spirituale.

Alla fine del 1805, in età napoleonica, viene applicata anche in Friuli la legge 8 giugno 1805 relativa all’organizzazione del clero, i cui istituti e monasteri devono essere accorpati o trasferiti alla casa madre e i loro beni demanializzati e messi all’asta, a meno che non siano dediti all’istruzione. Le Agostiniane rientrano in quell’indefinito confine tra la preghiera e l’utilità sociale: non hanno una tradizione educativa di lungo periodo, quindi nel 1811 i loro beni vengono alienati a privati.

Dopo la caduta di Napoleone, la Congregazione municipale di Udine è intenzionata a ripristinare gli istituti di educazione. Nel 1818 viene proposto come sede il Collegio di Santa Chiara. Anche il monastero di Santa Chiara sarebbe dovuto essere cancellato a causa della legge del 1805, ma la sua vicenda prende un altro corso, legato a quello dell’istruzione femminile. Pur essendo un luogo di clausura, sembra infatti avere un programma didattico interessante. Sono indicate come materie di studio la lingua italiana, francese e tedesca, aritmetica, storia, geografia, dottrina cristiana, disegno, musica, economia domestica e varie specialità di lavori femminili, come il ricamo. Inoltre, il monastero beneficia di grandi spazi. Grazie a queste caratteristiche, le monache non abbandonano la sede, anzi, vedono valorizzato il loro ruolo di educatrici, sia pure sotto il controllo statale.

Nel 1866 l’esercito italiano entra in Udine. Lo stesso anno viene emanato il Regio Decreto di soppressione degli ordini e delle corporazioni religiose, tra cui il monastero di Santa Chiara. La soppressione di Santa Chiara significa anche la chiusura del Collegio femminile. Le monache pensano di poter restare, così come accaduto nel 1810, ma così non è. Lo sgombero del 1866 permette l’attuazione di un preciso progetto, già delineato, di riutilizzo dell’immobile come collegio laico di educazione femminile, in collaborazione con la Commissaria Uccellis.

L’Uccellis viene aperto nel 1870 con tredici allieve interne e tredici esterne. Vi si insegnano morale, pedagogia, calligrafia, lingue e lettere italiane, geografia, storia, aritmetica, geometria, nozioni di economia e contabilità domestica, elementi di scienze naturali ed igiene, disegno, ginnastica, musica, canto corale, ballo. Sono obbligatori gli insegnamenti delle lingue francese e tedesca.

Nel 1878 si registra un costante calo di alunne, probabilmente causato dall’aumento della retta, e il consigliere provinciale di Spilimbergo Vincenzo Andervolti chiede la chiusura dell’Uccellis, che a suo avviso non avrebbe raggiunto gli obiettivi previsti dallo statuto. La sua proposta viene però respinta. L’Educandato viene ceduto al comune come istituto privato, laico e facoltativo.

Nel 1909 il Collegio Comunale Uccellis passa alla dipendenza diretta del Governo come Regio Educandato femminile.

Nel 1915 il collegio viene occupato dall’autorità militare, e successivamente dalle truppe ungheresi. Lentamente, dopo la guerra, si ritorna alla normalità, anche se bisogna riparare i danni recati ai locali.

Con l’istituzione nel 1926 dell’Opera nazionale Balilla e nel 1937 della Gioventù italiana del Littorio, il Fascismo assume come missione provvedere all’istruzione morale e professionale della gioventù italiana fino a 18 anni. Nel 1939 anche il corpo insegnanti dell’Uccellis, in perfetta divisa fascista, converge con le altre scuole alla Casa del Littorio, dove incontra il ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai. Negli stessi anni hanno effetto anche le leggi razziali: essere di religione ebraica significa non poter insegnare.

Anche nel periodo bellico, per lo meno fino al 1942, si programmano per le educande momenti di svago: cerimonie, conferenze, concerti. Il principio è di “istruire dilettando, ingentilire l’animo al contatto delle manifestazioni d’arte, dare alle allieve quel necessario sollievo dalle fatiche dello studio, sollievo che non è però riposo assoluto, ma una diversa attività dello spirito”. Dall’ottobre 1944 all’aprile 1945 il Collegio viene requisito dal Comando tedesco.

Nel 1945 l’Educandato riapre, ma la sede storica porta tutti i segni della guerra, per cui provvisoriamente si trasferisce in via Gemona presso l’Istituto Toppo Wassermann. I primi lavori di riassestamento della sede storica saranno completati solo nel 1950. La necessità di migliorare la situazione finanziaria con un incremento delle entrate porta alla prima decisione storica: aprire l’Educandato all’ospitalità di esterne anche non iscritte all’Uccellis. Un altro tentativo di guadagnare allieve è l’apertura di una scuola materna. La sua introduzione, però, rientra anche in un più ampio progetto di creare un istituto tale da preparare allieve che possano insegnare nella scuola materna, elementare, media e magistrale, tenendo conto anche del fatto che c’è carenza di scuole per l’infanzia. L’esperienza della materna si chiuderà tuttavia nel 1975, quando si constata che la scuola non ha trovato largo seguito, e c’è necessità invece di potenziare le elementari.

Nel 1958, su richiesta del Ministero, viene aggiornato lo statuto. L’art. 4 definisce i caratteri di un istituto che vuole garantire alla donna il senso dei doveri verso la famiglia e la società, e un percorso educativo fino alla scuola media superiore: “L’Educandato si propone di educare le giovinette preparandole ad assolvere i doveri propri della donna verso Dio, la Famiglia e la Società, e nonché di avviarle al conseguimento di un diploma di Scuola Media inferiore e superiore”. L’offerta di istruzione è arricchita da corsi facoltativi che comprendono una seconda lingua straniera, storia dell’arte, lavori femminili, pianoforte, canto e danza.

L’anno scolastico 1958-1959 apre con una novità: l’avvio di un Istituto linguistico professionale per segretarie e corrispondenti in lingue estere. Lo studio delle lingue straniere appartiene alla tradizione dell’Uccellis, ma con tale disciplina, integrata dalla conversazione con docenti madrelingua, ci si propone ora di preparare le giovani a funzioni di segretarie e corrispondenti in lingue straniere presso uffici e aziende, così da aprire alla donna una professione diversa da quella tradizionale della maestra. L’istituto professionale nel 1964 chiude, mentre continua ad essere apprezzato l’Istituto magistrale, che è statale. Il percorso ormai è segnato: l’Uccellis aggiorna i suoi corsi, ne istituisce di nuovi, fino all’avvio del Liceo classico europeo, con cui l’Educandato rinuncia (ed è uno tra i primi a farlo) a essere una scuola soltanto femminile, per aprirsi al mondo.